Nonostante il caldo asfissiante di questo torrido mese di Agosto, sono a studio che “leggo e rileggo” i 3 provvedimenti normativi più recenti, che – come avevo purtroppo pronosticato mesi fa quando parlavo di “un’Avvocatura oramai nel baratro” – ci hanno inflitto, come Categoria, l’ennesima “bastonata”.
Qualcuno ha detto che non è più una bastonata, ma “un colpo alla nuca”……
Giro e rigiro i fogli sui quali le norme son scritte, quasi a voler sperare – illusoriamente – che mischiando tra loro le carte, il risultato di quello che leggo non sia così devastante per l’Avvocatura.
Ed invece è proprio così.
L’ennesimo provvedimento dell’attuale Governo “dei professori” – che in nome della famigerata liberalizzazione ha picconato/demolito il diritto di difesa ed ha rinchiuso l’Avvocatura in una ghettizzata “riserva indiana” – è stato preso senza che nessuno dei nostri rappresentanti abbia partecipato alla redazione dello stesso.
Nella frustrazione che pervade, mi nasce un sorriso amaro, pensando al “sogno” che coltivavo, di avere un Ordine Romano – il Consiglio più popoloso d’Italia – che guidasse l’Avvocatura con una forza “sindacale” a tutela di tutti i Colleghi.
Probabilmente, chi aveva enfaticamente annunciato che avrebbe dato feroce battaglia – immolandosi per l’Avvocatura – contro le disposizioni legislative (che anche e soprattutto questi tre ultimi atti hanno legittimato), se ne starà già sotto all’ombrellone, pago del potere esercitato e della vittoria elettorale ottenuta con argomenti populisti che si sono sciolti come candida neve sotto il soffocante caldo di questo Agosto romano.
Non intendo certamente sottolineare gli insuccessi altrui, né perché ne gioisco, né perché se ne trae alcun vantaggio, ma essi dimostrano – ancora una volta – quanto non sia servito a nulla allinearsi e rientrare nell’organo di rappresentanza (OUA) che così com’è, da anni, non è capace di portare un risultato (che fosse uno….) in favore della nostra esanime Avvocatura.
Infatti, questi 3 provvedimenti dimostrano da soli quanto sia debole in questo momento storico l’Avvocatura nel suo insieme, e quanto sia evidente il grado d’assenza e d’insignificante capacità di rappresentanza da parte di chi, dovrebbe, viceversa, difenderci.
IL c.d. FILTRO IN APPELLO, il D.P.R. recante le nuove NORME PER GLI ORDINAMENTI PROFESSIONALI, il D.M. che approva i PARAMETRI PER LA LIQUIDAZIONE DELLE SPESE PROCESSUALI comprimono sempre più l’esercizio del diritto di difesa costituzionalmente garantito, spaccano la rappresentanza ordinistica ed umiliano i legittimi compensi del professionista:
a) Il primo atto rappresenta un vero e proprio attentato al diritto di difesa; la modifica intervenuta nel testo, durante i lavori Parlamentari, che ha imposto al Collegio di “sentire le parti” prima di decidere in occasione dell’udienza “filtro”, non sposta il tema del dibattito e non ne affievolisce le criticità. Dopo che lo stesso Istituto, in Cassazione, ha peraltro dimostrato tutta la sua incapacità di poter essere applicato in modo ragionevole ed intelligente, questa norma reitera una scelta odiosa, che stavolta mina, in radice, il sacrosanto diritto di far rivedere una statuizione giurisdizionale al giudice superiore. L’arretrato della Giustizia non si risolve rottamandola!
b) Il DPR di riordino delle Professioni (con molte eccezioni, come quelle in materia sanitaria, a cui non si applica), voluto dalla legge sulle liberalizzazioni, è un testo che per certi versi fa gridare allo scandalo. Sia sufficiente pensare che la nomina dei futuri giudici disciplinari dell’Avvocatura è appannaggio del Presidente del Tribunale!!! Sarebbe come a dire che agli Avvocati fosse affidato il compito di eleggere i membri togati del C.S.M. (praticamente fantascienza)!!!!
c) Infine, il D.M. di approvazione dei parametri per consentire al giudice di liquidare le spese processuali. Un testo aggrovigliato, contorto, che “scimmiotta” le tanto vituperate tariffe forensi, ma che, al contempo, risulta di difficile comprensione (con la divisione, astrusa, in fasi processuali, avulsa da quella che è la realtà concreta del processo) e con il risultato, quindi, che sarà, fisiologicamente, di controversa e complessa applicazione.
Speravamo che con un Avvocato a capo del Dicastero della Giustizia – per giunta di un governo “tecnico” – si potesse, finalmente, invertire la tendenza che, da tempo, caratterizza la “politica”, capace di aggredire ferocemente solo le professioni liberali; speravamo che gli organismi di rappresentanza dell’Avvocatura – in forza di una sbandierata unità “ritrovata” e dopo le promesse di alcuni Consigli dell’Ordine territoriali – riuscissero a mantenere quell’impegno di una lotta senza quartiere contro i poteri forti.
Ed invece ci ritroviamo qui, in pieno agosto, a piangere sulle sorti di una Categoria oramai negletta, relegata ai margini della società civile, incapace di reagire se non con sterili e ridicole astensioni dalle udienze (ne sono state indette un paio per Settembre che, come al solito, non supereranno neppure la soglia del 10% di adesioni) che non interessano, oramai, più nessuno (i media non ne danno più notizia, neppure nelle c.d. “notizie in breve”….).
E mentre il Governo chiede agli italiani lacrime e sangue, nel testo di conversione del decreto sulla “spending rewiew” è passata sotto silenzio una norma apparentemente insignificante, con la quale i politici hanno aumentato di 10 milioni di euro il già esorbitante fondo della c.d. “legge Mancia” (ben 160 milioni in due anni), quel fondo che serve agli stessi gruppi parlamentari per autofinanziarsi!!
A noi il bastone (o il colpo alla nuca), a loro la carota (soldi/finanziamenti)….
Avevo scritto che anche se tutto ci spinge alla resa, non dobbiamo arrenderci.
Spero che tanti Colleghi, nonostante tutto, come me, non vogliano mollare.
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